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Il Padre Nostro
Il Padre Nostro
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, la tua volontà sia fatta sulla terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo contro di noi, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
AMEN
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Non sono un gran credente....ma credo in qualcosa superiore all'uomo....la conferma è una preghiera di migliaia d'anni fa.....l'uomo nonostante tutto è ancora fermo al Pane quotidiano e ai Debiti....abbiamo migliorato ed inventato molto ....tranne le cose più Importanti. SAPO.
lunedì 7 novembre 2011
Digitale , 320 mila posti di lavoro in 15 anni
Digitale, 320 mila posti
di lavoro in 15 anni.
Nella lettera di intenti del governo Italiano all'Unione Europea per rispettare le direttive comunitarie in termini di stabilizzazione economico-finanziaria non c'e neanche un accenno. E i propositi fissati dall'Agenda Digitale-una serie di interventi fissata da Bruxelles in ottica di una completa informatizzazione dei processi produttivi e amministrativi degli stati membri - sembrano non essere stati presi in
considerazione. Certo le urgenze sono altre. Eppure nell'Italia fanalino di coda europeo per la sua bassa crescita, sviluppare al meglio l'economia digitale dovrebbe essere tra le priorita' per innescare quel ciclo virtuoso tra investimenti in infrastrutture di rete e ritorno in termini di produttivita' complessiva alla base delle economie avanzate.
IL RAPPORTO - Ecco perche' lo studio redatto da Dag ( Digital Advisoy Grroup )- un'associazione composta da 30 grandi aziende tra cui Telecom, Mc kinsey, Google Italia, Microsoft , Cisco Systems e con il contributo del Politecnico di Torino e la Bocconi di Milano - rischia di tradursi in un campionario di cifre ed occasioni mancate per il Belpaese. Subito due dati : l'avvento di internet in Italia ha creato circa 320 mila posti di lavoro in poco piu' di 15 anni . E l'Economia digitale incide per il 2% sul prodotto interno lordo ( con l'aumento del 14% in rapporto al PIL negli ultimi quattro anni , quando invece la crescita del paese e' sostanzialmente ferma ). In soldi solo nel 2010 il contributo diretto di Internet al PIL italiano ammonta alla cifra di 30 miliardi di euro, piu' ulteriori 20 legati all'indotto .
I CONSUMI - Senza considerare l'effetto leva sui consumi che gli esperti nell'acronimo ROPO , ( Research Online , Purchase Offline : cerca online , acquista offline ) . Due esempi : scrive la ricerca Dag che il 46% dei contratti conclusi dalle agenzie immobiliari nel 2010 e' stato supportato dal canale web . E circa il 10 % dei mutui erogati dalle banche ha avuto la compartecipazione del web, perche' molti si sono orientati cosi' nella scelta dell'Istituto di credito piu' vantaggioso in rapporto ai tassi d'interesse richiesti .
AZIENDE - Cio' che evidenzia davvero l'importanza dell'economia digitale e' pero' la sua ricaduta sulle aziende . Qui le best-practice, cioe' le aziende che vendono online e investono oltre il 2% del proprio fatturato annuo in tecnologie legate al web , hanno registrato un tasso di crescita del 10% rispetto alla stagnazione di quelle " a bassa intensita' di web " . E ancora : quelle che impiegano almeno il 5% dei propri dipendenti a mansioni correlate al Web , hanno riportato un MOL ( margine operativo lordo ) del 50% superiore a quelle con scarsi investimenti in questo settore .
LA RETE - A parziale giustificazione delle aziende poco informatizzate la considerazione di una banda larga non perfettamente diffusa sul territorio . Qui gli elementi analizzati dal rapporto DAG sono due : la velocita' di connessione e l'affidabilita' in termini di disponibilita' della connessione di rete . Nella speciale classifica analizzata dal Broadband Quality Score ( l'indice che registra quanto un paese e' cablato ) l'Italia si piazza al 40° posto su 72 , con un valore assoluto di poco superiore a un uso agevole delle applicazioni internet attuali . In termini di raffronto la velocita' media di connessione in Italia e' tra le due o tre volte inferiori a quella della Francia e della Germania .
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