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Il Padre Nostro

Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, la tua volontà sia fatta sulla terra come in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo contro di noi, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

AMEN

AMEN
Non sono un gran credente....ma credo in qualcosa superiore all'uomo....la conferma è una preghiera di migliaia d'anni fa.....l'uomo nonostante tutto è ancora fermo al Pane quotidiano e ai Debiti....abbiamo migliorato ed inventato molto ....tranne le cose più Importanti. SAPO.

mercoledì 13 giugno 2012

Bettino Craxi


Bettino Craxi, l’euro e la svendita dell’Italia

 
Era il 1997, da due anni Bettino Craxi era considerato, per lo stato italiano, un latitante. Da Hammamet, Ghino di Tacco – pseudonimo con il quale Craxi firmava i suoi articoli su l’Avanti – lanciava le sue invettive contro la politica italiana e inviava le sue analisi relative alla situazione internazionale. Oltre alla fitta attività giornalistica, Craxi, dal suo esilio tunisino, rilasciò anche diverse interviste; vogliamo segnalarne una in particolare. Come dicevamo era il 1997 e di lì a cinque anni sarebbe entrato in vigore l’euro, un’operazione i cui “vantaggi”, oggi, sono sotto gli occhi di tutti. Le previsioni di Bettino Craxi, proprio in merito all’euro e alle conseguenze devastanti che avrebbe portato, si sono dimostrate di una veridicità straordinaria. 
Si presenta l’Europa come una sorta di paradiso terrestre - dichiara Craxi -ma per noi l’Europa nella migliore delle ipotesi sarà un limbo e nella peggiore ipotesi sarà un inferno. Quindi bisogna riflettere su ciò che si sta facendo. Perché la cosa più ragionevole di tutte è quella di richiedere e di pretendere, essendo noi un grande paese, la rinegoziazione dei parametri di Maastricht. Perché se l’Italia ha bisogno dell’Europa, l’Europa ha bisogno dell’Italia, non dimentichiamolo”. 
Attenzione, Bettino Craxi non fu mai un oppositore dell’idea di un’Europa unita; in merito alla politica europea, egli prevedeva una grande Europa, dall’ampio respiro mediterraneo e, proprio per questo, con un occhio attento ai paesi arabi. Un mercato comune era il fine ultimo, ma un mercato creato ad hoc, un’economia che corrispondesse alle reali forze degli stati membri. Ciò che l’ex premier socialista contestava era la totale assenza di previsioni, di analisi, su ciò che sarebbe accaduto quando l’euro, quello che oggi si presenta come un cancro per le economie degli stati membri dell’unione, avrebbe cominciato ad imporre la sua natura usuraia, in assenza di una reale regolamentazione. Le analisi di Ghino di Tacco, circa i processi socio-economici che avrebbero sconvolto il vecchio continente, si fanno più specifiche in un articolo del marzo ’97 dal titolo “Europa, Europa”. 
Scrive Craxi: ”Ciò che si profila è ormai un’Europa in preda alla disoccupazione e alla conflittualità sociale, mentre le riserve, le preoccupazioni, le prese d’atto realistiche si stanno levando in diversi paesi che si apprestano a prendere le distanze da un progetto congeniato in modo non più corrispondente alla concreta realtà delle economie e agli squilibri sociali che non possono essere facilmente calpestati. Il governo italiano, visto l’andazzo delle cose, avrebbe dovuto (…) porre con forza nel concerto europeo il problema della rinegoziazione di un trattato che nei suoi termini è divenuto obsoleto e financo pericoloso (…). Non lo ha fatto il governo italiano. Lo faranno altri e lo determineranno soprattutto gli scontri sociali che si annunciano e che saranno duri come le pietre”. 
Del resto, nel 1985, fu proprio Bettino Craxi a presiedere il Consiglio europeo da cui, due anni più tardi, nascerà l’Atto unico attraverso il quale si deliberava la caduta delle barriere doganali al fine di creare un autentico mercato europeo: da Comunità – superata l’opposizione di Margaret Tatcher – l’Europa diventava Unione. Ma un uomo forte che dettava legge in Europa, evidentemente, dava fastidio a molti, soprattutto a Londra.
Non era comunque la prima volta che Craxi faceva tremare le banche londinesi e non, basti ricordare l’idea dell’introduzione della “lira forte”. Memore di quanto fatto in Francia da De Gaulle nel ’59, anche Craxi prevedeva, per l’Italia, una moneta nazionale che potesse imporsi sui mercati mondiali. Un progetto, questo, che guarda caso fu osteggiato da tanti, compreso l’attuale Presidente Mario Monti che dalle pagine del Corriere ammoniva duramente l’operazione craxiana. Ma più di tutti, a sabotare la nuova emissione monetaria fu Carlo Azeglio Ciampi, allora governatore della Banca d’Italia che, nonostante l’insistenza e il tono imperativo con il quale Craxi chiedeva venissero eseguite le sue direttive, fece di tutto per far naufragare il progetto. 
La crisi di Sigonella, la solidarietà al popolo palestinese, un cambiamento dell’assetto geopolitico mediterraneo, una lira forte, la volontà d’imporre regole chiare nella gestione della Comunità europea; tutto questo era troppo per le lobbies internazionali: Craxi doveva essere fatto fuori. 
Così come sempre è avvenuto in Italia, dal Risorgimento a oggi, da Londra si decise che l’Italia doveva essere messa in grado di non nuocere. Il 17 febbraio del 1992 inizia l’operazione “mani pulite”, con l’arresto di colui che Craxi definì un “mariuolo” in seno al partito. Quello che segue è storia nota, almeno per chi non ha paraocchi politici ed ideologi. In quel 1992 la classe dirigente italiana venne sconvolta dalle inchieste della magistratura, mentre la popolazione – in un clima di terrore psicologico – venne catapultata nell’incubo delle stragi di mafia, la prima, quella di maggio che uccise Falcone a Capaci. L’opinione pubblica era disorientata quando non addirittura plagiata. In questo stato di cose, nel giugno del “92, riscontrata la totale assenza dello stato, i potentati inglesi e statunitensi, sul panfilo Britannia, coadiuvati dai “camerieri” italiani, pianificarono il secondo colpo all’Italia, quello micidiale: la privatizzazione delle aziende strategiche di stato. Intanto Soros & C. organizzarono l’attacco alla lira, provocando il famoso prelievo forzoso, del 6 per mille, dai conti correnti degli italiani. E’ questo il corso che ha portato l’Italia all’interno del circuito euro. 
Oggi non c’è più la mafia a terrorizzare il paese, la violenza psicologica procede con lo spettro della disoccupazione. A distrarre gli italiani dalle operazioni di speculazione finanziaria, protrattasi dall’entrata in vigore dell’euro a oggi, non c’è più tangentopoli, ma inchieste giudiziarie sul malcostume dei politicanti italioti. L’operazione “britannia due” è già iniziata e all’orizzonte si vedono solo nuvole cupe, intrise di conflitti sociali e miseria. L’unica nota positiva, nell’atmosfera da apocalisse che regna sull’Europa, è rappresentata dal fatto che le parole profetiche di Bettino Craxi non sono più semplici denunce di un isolato esule politico, ma sono il grido di rabbia di tutti quegli uomini liberi che non hanno intenzione di stare in silenzio, mentre la patria viene fagocitata dall’usura internazionale.
Romano Guatta Caldini

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